Quel favoloso, profumato giardino delle erbe aromatiche di Casola

2022-08-14 06:59:32 By : Ms. Anna Zhong

C’è un giardino favoloso sulle colline romagnole della Vena del Gesso che ogni stagione si rinnova di profumi, colori e sapori. Siamo a Casola Valsenio, il comune più remoto della provincia di Ravenna che per questa oasi verde si è meritato la denominazione di Paese delle Erbe e dei Frutti Dimenticati. Fondato e sviluppato negli anni ‘70 dal professore erborista Augusto Rinaldi Ceroni oggi il Giardino delle Erbe aromatiche non è solo un ecomuseo, da ammirare per le sue varietà botaniche, ma anche uno spazio di ricerca per chi studia la vita vegetale, gli ecosistemi, la farmacologia legata alle piante spontanee. D’altra parte è un terreno di produzione agricola con oltre un centinaio di specie fra erbe e frutti per l’utilizzo in cucina. Di queste virtù ne parliamo con il responsabile della gestione Sauro Biffi.

A chi appartiene il Giardino delle Erbe di Casola? «Direi che è pubblico, un bene comune. La proprietà del sito è della Regione Emilia-Romagna che ha affidato le gestione all’ente Parco della Vena del Gesso Romagnola, il quale si avvale per le attività di conduzione del giardino, quali le opere di coltivazione, manutenzione e produzione, della società Montana Valle del Senio. Infine, alcuni aspetti promozionali, didattici e turistici, sono affidati alla cooperativa Altlantide. Anche perché il giardino di Casola è all’interno della serie degli ecomusei del sistema museale della provincia di Ravenna e della Regione. E poi c’è una forte attenzione del Comune di Casola perché il giardino sia sempre sempre coinvolto in progetti di valorizzazione del territorio e di attrazione turistica».

Ci parli del luogo, del terreno, del clima che vien da pensare sia particolare per ospitare un giardino… «Gode di un clima caratteristico, estendendosi da nord verso sud con esposizione a est, e di alcuni microclimi particolari e diversi. Il terreno è mediamente calcareo con parti argillose, che comprende zone “sciolte” o più compatte, alcune più siccitose altre più fresche, che consente un’adattabilità specifica alle piante. Nel tempo, questa varietà climatica e di suoli ha permesso al giardino di fra crescere bene tutte le varietà botaniche dell’area della Vena del Gesso ma anche di potere adattare piante non autoctone».

In cosa consiste la coltivazione delle erbe officinali e aromatiche per cui è nato e si è sviluppato il giardino? «Molte delle specie vegetali ospitate si trovano un po’ dappertutto. Il nostro compito è cercare di valorizzarle, per utilizzi di ricerca, impieghi officinali e anche culinari diversi, raccogliendo fiori, foglie e altri parti delle piante con varie destinazioni. Una parte riguarda la produzione di semi per le specie che sono fertili, una parte serve anche per fare ricerca sulla vita vegetale, studiando eventuali malattie e modi di cura. In questo ambito, collaboriamo con vari istituti universitari italiani, per individuare sostanze e sistemi per sanificare la stesse piante ma anche per curare animali e umani. Dalle piante si estraggono oli essenziali ma recentemente si ricavano anche acque aromatiche che hanno svariate applicazioni salutari e di conservazione, e non solo in campo farmacologico. Studi e sperimentazioni con estratti dalle piante si svolgono in campi di ricerca molto vasti: molecole, principi attivi, antibiotici…

E poi ci sono gli ospiti endemici delle piante, gli insetti… «Sono tanti gli specialisti del mondo degli insetti che frequentano il giardino per i loro studi, le loro osservazioni. D’altra parte una sezione molto importante del giardino, che fu ideata e seguita molto da vicino dal fondatore del giardino Rinaldi Ceroni, è dedicata alla piante mellifere e quindi alle api, al loro ruolo fondamentale per l’impollinazione delle piante e per la produzione del miele e derivati. Ma stiamo lavorando per ampliare la visione e comprensione dell’interazione fra piante e insetti, in un’ottica di biodiversità. In questo ambito il giardino è un grande “pascolo” per innumerevoli specie di insetti, dalle farfalle alle api ad altre creature utili o dannose, comunque all’interno di un equlibrio ecologico».

Qual è il ciclo annuale di lavoro, per dire forestale e agricolo, della gestione del giardino dell erbe? «Segue e rispetta il ciclo naturale vegetativo, che è fondamentalmente stagionale. Vi sono piante che hanno un ciclo invernale, altre primaverile, altre estivo, diverse sono perenni, quindi lavoriamo per diversi mesi all’anno seguendo queste varianti di specie. Se nelle stagioni fredde gran parte delle piante sono “a riposo” si lavora comunque alle potature, al taglio delle parti seccate, a trapianti e semine particolari, si preparano talee e si metteno a dimora nuove piantine, sia in campo che in serra. Poi da marzo o quando le condizioni metereologiche sono favorevoli si parte con le semine che riguardano centinaia di specia diverse, anche per preparare le piantine in vasetti per i clienti del nostro vivaio».

Parliamo delle erbe aromatiche, e di quelle piante o frutti che in particolare si utilizzano in cucina e per condire i cibi… «Le specie di piante di queste genere che abbiamo in giardino sono più di cento, dalla più note in campo culinario come rosmarino, salvia, timo, origano, santoreggia… fino alle meno frequentate e più sconosciute al pubblico, comunque tutte edibili. Sono specie sia erbacee, sia arbustive che arboree. In questo ambito coltiviamo anche i cosiddetti “frutti dimenticati” come il gelso, la corniola, la pera volpina, oppure bacche quali more, lamponi, ribes, uva spina. Con questa produzione facciamo anche miscugli e miscele aromatiche, confetture, marmellate, preparati per tisane e altre confezioni artigianali che vengono realizzate al nostro interno e proposte al pubblico nella bottega che è nell’area di ingresso del giardino».

Qual è la quantità dei prodotti che coltivate e trasformate? «Il giardino può anche sembrare grande ma le quantità del prodotto ricavato, in particolare per molte specie a bassa crescita e resa di materia utile, è limitato e non permette di fornire industrie o grossisti. Non siamo a quei livelli di attività né fa parte dei nostri obiettivi di coltivazione. Ci basta soddisfare le richieste di turisti e amatori, al massimo dei ristoratori della zona, che hanno ormai una storica vocazione a preparare varie pietanza con le erbe del giardino di Casola. In gran parte si tratta di prodotti freschi, in parte anche essiccati. Ecco, questa è una parte rilevante della nostra attività, con una raccolta da aprile a ottobre, praticamente continua, di piante, fiori e frutti. Una produzione che contribuisce anche economicamente al sostegno e sviluppo del giardino».

Idee e progetti in campo per il futuro? «Quello di sperimentare l’utilizzo delle acque aromatiche – ricavate da un processo di distillazione delle erbe officinali durante l’estrazione degli oli essenziali – in campo farmacologico, per cui stiamo collaborando con le università di Bologna e di Roma. Oppure la ricerca sui microrganismi endofiti legati alla vegetazione spontanea che stiamo portando avanti con l’univerisità di Firenze e potrebbero avere importanti risultati in campo medico sull’adattabilità degli organismi viventi alle mutazioni».

Nella grafica sotto la planimetria del Giardino dell Erbe di Casola Valsenio

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Reclam Edizioni e Comunicazione srl -via della Lirica 43, 48124 Ravenna

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