Ristorante Il Vizio Milano: la recensione su cucina e locale | Gazzetta del Gusto

2022-08-14 06:58:22 By : Ms. Yin Irene

La cultura della contaminazione senza troppi orpelli retorici e scenografici: essenzialità che si traduce in un percorso godurioso ma capace di rimanere sempre aderente ai sobri canoni nipponici, con eleganza ed estro.

Il Vizio è un’idea nuova che ci parla di coraggio ma anche di inclusione, laddove la ormai popolarissima cucina giapponese appare ancora troppo esotica per i palati più tradizionalisti.

Lo sfondo del ristorante è quello del celeberrimo Hotel de la Ville, nel cuore pulsante di Milano, tra Duomo e Teatro alla Scala, ma attenzione a confonderlo con un locale a servizio dei “villeggianti”: Il Vizio si apre con slancio a tutti gli avventori capaci di distinguere il grano dal loglio in una selva sconfinata di finti fusion e sushi al prezzo di un caffè macchiato.

Milanese dunque internazionale: è il design del locale a suggerirci questa certezza, evocata dagli interni caldi e intimi, dove i fasti della Milano dei tempi passati sono richiamati da pareti marmoree e sedute in feltro; un’atmosfera essenziale e pulita impreziosita da accenni dorati e pochi colori pastello.

Gli spazi ampi e a misura di intimità sono il preludio per un pasto piacevole ed estremamente ordinato, per tempi e modi. In sala il servizio è curato da Marcello Morlacchi, al quale è anche affidato il compito di spiegare al cliente la doppia anima del locale e la filosofia che sta alla base.

Quella del Ristorante Il Vizio a Milano è una proposta doppia nel vero senso della parola, dato che le carte sono due, diverse: una per la cucina italiana e l’altra per il sushi. Entrambe hanno in comune la predilezione per la qualità in luogo dei sempre meno apprezzati trattati enciclopedici.

Una proposta italiana che spicca per autenticità ed estro grazie al notevole lavoro di ricerca sui prodotti, una delle cifre distintive della cucina. Curiosi ma apprezzabili i riferimenti alla milanesità più verace e spesso “riposta in credenza” ma che qui trovano nuova linfa, come la gremolada con l’osso buco: un condimento ritenuto troppo aggressivo dai più, ma a cui i puristi non sono disposti a rinunciare.

Una quindicina tra antipasti, primi e secondi (costo medio 22 euro a portata); carne e pesce convivono senza protagonismi, in un senso e nell’altro: da segnalare un’interessante mash-up tra cannelloni e “bacalao al pil-pil” (storico piatto della tradizione basca) e un fuori menù di gamberi blu della Nuova Caledonia; qui la delicatezza del gambero convive fortunatamente con il sapore deciso delle zucchine “trombetta” alla scapece e con il gusto mediterraneo di una simil salsa alioli.

La carta del sushi, più vasta, è un elenco prezioso di autentiche eccellenze giapponesi e nostrane, che si incontrano in piatti essenziali ma impeccabili per forme e consistenze. Non che il sapore resti indietro in questo valzer elegante di tipicità un po’ esotiche, un po’ familiari.

Ostriche e crudi (imperdibile il mix tra capesante di Hokkaido e gambero rosso di Mazara) sono il viatico per la solida proposta di nigiri, hosomaki, gunkan e uramaki: grande tecnica e abbinamenti felici confermano il locale tra i migliori nel panorama cittadino. 

D’altronde, alle redini della cucina troviamo Taro Shimosaka, giapponese doc con alle spalle esperienze importanti, giunto nel Belpaese per approfondire la cucina italiana. Oggi, grazie alle ottime scelte della famiglia Masilla (proprietaria anche dell’omonimo ristorante perugino), lo chef Shimosaka è riuscito ad imporsi sulla scena per capacità e competenza.

Il Vizio regge il giudizio di tutti, anche dei più esigenti, persino dei “moralisti” che, a dispetto del nome, qui troveranno pochi peccati capitali: location elegante ma sobria, servizio pacato e cortese e un conto che, seppur non da tutti i giorni, appare senz’altro giusto se paragonato a materia prima e ricerca.

Ristorante Il Vizio Via Ulrico Hoepli, 6 – Milano Sito web

Gastroturista per passione, cuoco per necessità, giornalista per pigrizia, scrittore per errore. Nato nel poco lontano 1992, in un paese «a sud del sud dei santi». Recensisco, viaggio e sperimento: sempre meglio che lavorare.

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